mercoledì 2 ottobre 2013

PERCHE' NON SIAMO AL SALONE NAUTICO DI GENOVA 2013


Quattro chiacchiere con marco cecchi della Cecchi Gustavo & C. di Viareggio.

Come mai, anche quest'anno, non siete al Salone di Genova?

La risposta è piuttosto articolata.
In primis l'Ucina, l'organizzatrice della manifestazione, della quale siamo stati soci per oltre 30 anni, si è guardata bene dal rispondere alle nostre lettere di richiesta di spiegazione e qui devo mettere anche l'Ente Fiera, ma lì ci sono interessi evidentemente differenti, quindi è comprensibile.
Dalla nostra lettera di dimissione del luglio 2012, abbiamo ricevuto conferma alla nostra volontà di uscire, con un laconico… "ci spiace"  dopo quattro mesi, senza chiedere perché.
E avevano le nostre lettere ed e-mail sulla scrivania che chiedevano spiegazioni.
Traggo la conclusione che con questo direttivo dell'Ucina…
Mi viene in mente la canzone di Sergio Endrigo che in un verso canta… “se le cose stanno così…”

Ma ora il Salone Nautico è più economico, snello - solo cinque giorni  e annunziato come molto più bello.

Più snello, cinque giorni invece di nove, 25.000 mq di superficie espositiva invece dei quasi o più di 200.000 - se non vado errato, un nuovo look.
Non mancheremo di visitarlo.
A mio avviso questa è una completa debacle in solo 2 edizioni. L'edizione del 2011 confermava già segni di declino da almeno 3 edizioni precedenti di cui la prima fu uno stallo preoccupante rilevato dai piccoli espositori (di cui faccio parte).
Meno visitatori, i primi due giorni di apertura Sabato e Domenica… vuoti.
Lo scorso anno è stato "tirato su" dalla vela - è sempre una mia opinione, che era stata sempre bistrattata.
I titoli di tutta la stampa degli anni precedenti erano:
"Meno visitatori ma più interessati, buoni affari.”
“La nautica va e tiene!”
Poi nel consuntivo a fine salone qualcosa da rivedere: migliorare i parcheggi e servizi igienici.
Lo sento dire dagli anni ‘60.
Vede, in una intervista post Salone dello scorso anno (già con rotta di collisione inevitabile), la Presidente della Fiera si dichiarava soddisfatta dei risultati conseguiti e si autocomplimentava d'avere condotto la barca in una "tempesta perfetta", come il film con George Clooney.
Forse l'intervistata non l'ha visto, ma lì muoiono tutti!

Ora hanno annunziato un piano Marshall per la nautica, per la sua ripresa e rilancio.

Ma conoscono il progetto del piano Marshall?
Lo fanno rigirare nella tomba.
Come fanno ad appropriarsi di un piano post guerra, scimmiottando un falso acume che è ben lontano dai loro comportamenti pratici e intuizioni appropriate.
Come è possibile che il consiglio dell'Ucina resti in carica a ranghi completi, che nessuno di loro, partendo dal presidente, non abbia almeno un dubbio morale della propria incapacità o sfortuna del momento negativo che stiamo vivendo e presenti le dimissioni.
Hanno proposto, a mio avviso rimedi, di nessuna validità.
Siamo consapevoli tutti della crisi attuale e rimproveriamo, accusandoli, i politici che hanno sperperato a più non posso!
E una libera associazione come l'Ucina, di cui ho fatto parte, che rappresenta la categoria, ha alla sua dirigenza un gruppo di persone che si ispira e si comporta proprio come politici incalliti.
La pioggia non li bagna e la polvere non li sporca.

Ma anche gli altri saloni hanno problemi analoghi la crisi è vasta.

Se si riferisce a quello di Parigi, Londra e Düsseldorf anche loro hanno registrato meno visitatori ed espositori ma la superficie espositiva è pressoché rimasta la stessa.
Sono diminuiti i visitatori ma sono manifestazioni ancora di riferimento.
Guardi per esempio la fiera di Carrara. Meno visitatori, espositori in meno ma molto dignitosa.
Una Direzione con un "Customer Care" mostrato sin dalla prima edizione.
Si parla con gli organizzatori come se fossero dei nostri.
Si parla la stessa lingua. Se mando loro una e-mail in giornata mi arriva la risposta, o prima una telefonata perché chi di competenza è fuori per qualche giorno.
Anche per loro il tempo è avverso, hanno ridotto la velocità, non hanno continuato a fare come la cicala delle favole di Fedro.
Hanno abbassato i giri del motore e per le barche a vela hanno tolto il gennaker e preso due mani di terzaroli.
Durante la manifestazione di Carrara almeno un paio di volte la dirigenza viene a chiedere se tutto procede bene o se c'è qualcosa da correggere.
Pensi che, che quattro edizioni fa - se non vado errato, prima dell'inizio manifestazione di Genova, l'Ucina inviò una circolare nella quale invitava i soci, se interpellati dalla stampa (quale stampa? le riviste del settore che le più volte sono supine alla pubblicità, oppure i quotidiani?) di rispondere che il sistema funzionava e che si vedeva la ripresa.
E stavamo appena entrando nella crisi che avrà, ahimé, ancora un lungo percorso.
Cerco di spiegarmi meglio: il tanto sbandierato salone nautico più grande del mondo… ha fatto crac. Il salone più grande, ma con i piedi d'argilla. E il consiglio dell'Ucina non ha neppure il pudore di dire: pardon!
Non le sembra curioso.
Se poi intende i saloni galleggianti, Cannes e Montecarlo specialmente con quest'ultimo, a mio avviso, non c'è possibilità di confronto.

Lei ce l'ha con l'Ucina e mostra animosità anche nei confronti della Fiera.

Scusi, in Ucina, come in tutte le associazioni ci sono bravi e meno bravi.
Anche in un equipaggio da regata.
Però le regole ci devono essere e rispettate.
Se poi ci sono delle zone non ben definite dai regolamenti, dovrebbero essere interpretate nello spirito dell'associazione, nell'interesse degli associati e, badi bene, nell'interesse di tutta l'utenza cui si rivolge e non solo.
L'obiettivo finale è l'utente e la sua barca, le associazioni devono essere al servizio loro e comprenderne le necessità.
Chi siede in consiglio deve mediare con le richieste e i mugugni e trovare l'intesa.
E' inutile strillare ai quattro venti l'insipienza dei politici e poi avere, a mio avviso, comportamenti simili. I politici hanno ridotto mezzi e carburanti al servizio pubblico, le auto blu sono invece ancora incrementate e non si parla di ridurle. Ha visto che macchine blindate hanno. Molte di quelle superano di slancio 150.000 euro e non c'è solo un autista.
Inoltre l'Ucina da tempo vuol dire anche Confindustria (può anche andarmi bene questo gemellaggio ma…)
Confindustria anni fa ha stabilito che gli associati che pagano il pizzo verranno espulsi automaticamente dall'associazione.
Era sotto gli occhi di tutti che moltissimi grandi cantieri nautici non pagavano, non onoravano le scadenze dei fornitori e dell'outsourcing giustificandosi con argomentazioni a mio avviso discutibili.
Hanno dilazionato ulteriormente e autonomamente i pagamenti. 
Hanno ridotto, tout-court, con percentuale a due cifre, i contratti in corso d'opera.
Poi hanno resettato nuovamente. Ancora meno costo e più sconto.
O così o pomì.
Per avere prezzi più competitivi hanno agito contro i più semplici, verso coloro che ci credevano, hanno girato loro la competitività richiesta da un mercato che diventava più difficile erodendo i limitati profitti.
Non hanno fidelizzato!
Cito T. Fontane:
"Una giusta economia non dimentica mai che non sempre si può risparmiare; chi vuol sempre risparmiare è perduto".
Gli imprenditori dell'outsourcing hanno subito i colpi di coda e alcuni si sono tolti la vita: e il presidente viene a suggerirmi di dire che va benino che si vede la ripresa?
Credo che l'Ucina si rivolga ad una agenzia di comunicazione: come dire poche parole convincenti per ottenere il massimo consenso.
Riesce a vedere un parallelismo con la politica istituzionale attuale? Io sì.
Perché non ha dato l'out-out ai cantieri famosi mettendoli fuori dall'associazione? Perché non ha ascoltato le proteste durante le convention degli associati?
Perché facendo parte dell'Icomia non ha preso in visione di come avvengono i pagamenti nei paesi progrediti?
Perché cantieri chiusi hanno potuto mettere in mostra le loro barche al salone… questa è carina: un vicepresidente (ora ex) alla mia osservazione rispose che l'Ucina era stata scavalcata dalla Fiera che aveva accettato l'iscrizione fatta dalle banche tese a vendere le barche sequestrate per i loro leasing non pagati.
Sarà vero o falso? Non importa, fatto sta che mi sembra terra di nessuno e intorno a quelle barche c'erano altri cantieri in default e il visitatore poteva essere tratto in inganno.

Ma ci va giù duro!

Io non ce l'ho con l'Ucina o la Fiera.
Il costo contatto/persona di Genova è ancora il più basso parametrato ad altre fiere o eventi. Tuttavia negli ultimi sette - otto anni ero passato dagli oltre 5.000 depliant in 9 giorni a 2.200 circa. Quindi a 2.200 depliant Genova era sempre più economica.
Ma l'Ucina e la Fiera non hanno risposto alle mie lettere e questa la ritengo una scortesia.
In più hanno soffocato in maniera sorda, lo scorso anno, una manifestazione alternativa da svolgere prima, che criticava in maniera forte il costo dello spazio Fiera.
La protesta partita dal settore vela è stata invisa dall'Ucina e dall'ente Fiera che hanno fatto sponda con la Regione Liguria e il suo Presidente, sembra anche con "suggerimenti" del Governo di allora. Il libero arbitrio dell'imprenditore ostacolato dalla casta per "lesa" maestà.
Roba da ridere. E pensare che mi ero già attivato per Genova e Genova Aeroporto. Non mi sento offeso per questo ma è un segnale, per me, di cambiare strada.
Un po’ come il bar sotto casa che ti serve il caffè nella tazzina sbocconcellata e il bancone con le briciole delle brioches.
Io mi rifiuto di frequentarlo anche se è buono e conveniente.
Mi sembrano struzzi, stanno con la testa sotto la sabbia convinti di essere nascosti… perché non vedono.
Non è così o perlomeno io penso che non sia così. Marina Aeroporto bloccata, poi a La Spezia… salvo poi leggere sul Secolo XIX che il presidente Ucina critica ampiamente l’ente fiera.

L'Ucina ha incontrato nel suo cammino anche il governo Monti con lo spauracchio delle barche e delle auto fermate ad ogni piè sospinto.

Vero. Le misure del governo Monti sono state, a mio avviso, provvedimenti da ignaro sia per la nautica che per le auto.
Il bello è che senza rifare tutta la storia della nautica dagli anni cinquanta, un altro Presidente del Consiglio, Amato (e lo abbiamo ancora tra i saggi… ma si immagina come sono contento io che mi ispiro al socialismo!) nel 1992 aveva già fatto provvedimenti analoghi e anche più insensati.
Aveva portato per esempio l'Iva per le aragoste, beni di lusso, barche sopra i 25 mt al 38%, tassa di stazionamento a limiti quadrupli di quella del governo Monti in previsione di fare cassa, nel settore nautico - escluse le aragoste… di circa 300 miliardi delle vecchie lire. Siamo nel 1992. L'allora presidente Ucina, signor Giusfredi in una memorabile intervista al mensile Vela e Motore snocciolava che gli introiti erano stati circa 30 miliardi (circa un decimo di quanto previsto) e la perdita per l'erario per mancanza di introiti per accise sui carburanti, iva su lavori ecc. veniva valutata in oltre 2.300 miliardi come zoccolo duro.
Boia e ci rappresentano!!! E fanno gli interessi dell'Italia!
Le barche grandi ripararono all’estero.
Ecco bastava rispolverare quei dati, avere mente storica e andare e urlare al governo in carica come erano stupidi.
E se non bastava attraverso i quotidiani con pagine a pagamento ma ben messe e sit-in fuori delle loro abitazioni.
Se invece analizza il bluff dei leasing facili vede che i cantieri crescevano su questa onda frangente, che non aveva consistenza e alle convention si parlava della nautica più bella del mondo, del salone più grande del mondo, delle furbizie più furbe del mondo (e furbo deriva da furto) la situazione era già traballante durante la festa.
Ritorno ai pagamenti verso i fornitori e l'outsourcing.
Comprando all'estero pago (e mi ritengo fortunato) il 50% nella settimana che mi arriva il materiale e il resto entro i 30 gg. di calendario.
Consideri che un trasporto dall'Inghilterra o Germania viene consegnato in 48 - 72 ore non ci sono più i tempi biblici degli anni ‘50 e ‘60 con le varie operazioni doganali.
In altri casi pagamento a disponibilità della merce, prima della spedizione.
Invece noi impariamo che gli enti pubblici hanno un debito di oltre 80 miliardi di euro e i fornitori falliscono. E' vero che hanno venduto più caro ma se poi non realizzano…
Per lo Stato è il cane che si morde la coda.
Non so se il paragone può avere attinenza a questo colloquio ma la Fiat (anche io comperai la mia sospirata 500, dopo il servizio militare) per circa 40 anni ha fatto le macchine con la ruggine e nessun ministro dell'industria è intervenuto. La legge italiana richiedeva per la verniciatura dell'auto, uno spessore medio di 55 micron mentre il DIN l'istituto di certificazione tedesco non inferiore a 220 micron di secco.
La mia 500, al mare, dopo un paio di mesi aveva la ruggine negli sgocciolatoi e dopo due anni la buccia d'arancio sugli scatolati. Il maggiolino dopo tre anni veniva lucidato e tornava come nuovo.
Quindi dico: "dura Lex, sed lex".
La Legge (è) dura, ma (è sempre) la Legge.

Devo dedurre: mai più Genova!

Perché no?
A ogni giorno basta il suo affanno.
Sono curioso di vedere come va questa edizione.
Faccio gli auguri a tutti gli operatori colleghi e non e anche, le sembrerà strano, all'Ucina e all'ente fiera.
Spero si ravvedino e siano illuminati sulla via per Damasco.

Io sto facendo un bordo diverso, ho scelto di dirigermi dove penso ci sia più vento per aumentare la  velocità.
Alla fiera ho tanti amici, ricordi e affari conclusi bene e meno bene, scoperte di altri settori.
Se ho continuato a farla anche quando storcevo la bocca è stato per riconoscenza di quando il salone seppure, sempre con i servizi igieni alieni, era stimolante, duro ma creativo.
Ho tante primavere, ricordo i diverbi con la signora Astrid Muckermann (vorrei conoscere qualcuno che non ne abbia avuti), quando partivo per contestarla lei con la sua erre moscia mi sconfiggeva, soltanto con una semplice battuta mi faceva sentire impreparato.
Serbo ancora i suoi messaggi brevi e significativi.
Poi diventammo amici.
Prima avevamo sempre duellato ma lei aveva 10 marce in più di me e sono magnanimo.
Quanto ci manchi Astrid.
Allora, a tutti, intanto… buon Salone Nautico di Genova 2013.

Sinceramente, marco cecchi